Cos’è l’economia circolare, su quali pilastri si fonda, obiettivi, vantaggi e i nuovi criteri Ue per un Europa più pulita e competitiva
L’economia circolare è un nuovo modo di produrre nel rispetto dell’ambiente e del valore delle cose. La parola d’ordine è “riciclare” e porre fine agli sprechi. Un’economia però per essere sostenibile non può continuare ad aggredire risorse nuove, ma utilizzare quelle già disponibili. Cerchiamo quindi di capire cos’è l’economia circolare, su quali pilastri si fonda, quali sono i suoi obiettivi e i vantaggi che produce a livello ambientale, sociale ed economico e infine cosa prevede il Piano d’azione UE 2020 (sotto allegato) per un’Europa più pulita e competitiva.
Economia circolare definizione
L’economia circolare è un modello di economia in grado di rigenerarsi da sola, sfruttando fonti biologiche e tecniche disponibili, che così vengono rigenerate e valorizzate. In questo modo come disse Lavoisier “nulla si crea nulla si distrugge, tutto si trasforma”. Questo tipo di economia si contrappone a quella tradizionale, definita lineare. Caratteristiche dell’economia lineare sono: l’estrazione di materie prime nuove e un consumo di massa che genera, una volta consumato il prodotto, materiale di scarto.
Gli obiettivi dell’economia circolare
L’economia circolare non è però solo un modello economico, ma una vera e propria filosofia che persegue principalmente tre finalità:
- allungare la vita del prodotto;
- produrre ex novo prodotti destinati a durare più a lungo;
- ridurre i rifiuti attraverso il riciclo.
I principi base
L’economia circolare si fonda quindi soprattutto su questi tre principi fondamentali:
- il primo considera i rifiuti prodotti da industrie e privati, non come materia di scarto, ma come materiale riutilizzabile, ovvero una seconda materia prima;
- il secondo punta a scongiurare lo spreco a monte. La soluzione potrebbe essere quella di condividere con altri consumatori beni, ancora in buono stato e poco usati, per evitare di buttarli o lasciarli giacere negli scatoloni, inutilizzati;
- il terzo invece si pone l’obiettivo di arrestare la morte precoce della materia. Per questo l’imperativo è riparare anziché che buttare.
Per attuare l’economia circolare però non basta riciclare, è necessario ripensare a tutte le fasi della produzione e prestare più attenzione all’intera filiera interessata al ciclo produttivo. Il tutto nel rispetto di 5 principi base elaborati dalla Fondazione Ellen MacArthur, che da tempo si occupa di economia rigenerativa e riparativa:
- costruire i prodotti in modo che possano essere smontati e ristrutturati;
- pensare a prodotti in grado di adattarsi al mutamento delle condizioni esterne;
- abbandonare le fonti fossili e affidarsi a energie rinnovabili;
- ragionare olisticamente, prestando attenzione alle relazioni causa effetto tra i vari componenti;
- favorire il reimpiego delle materie secondarie di qualità.
I vantaggi di un’economia virtuosa
Oltre ad essere una necessità, l’economia circolare porta con sè numerosi vantaggi e non solo di ordine ambientale o di impatto sul clima. In virtù di misure come la prevenzione dei rifiuti, il riutilizzo dei materiali e l’ecodesign, le imprese di tutta Europa otterrebbero un notevole risparmio netto del loro fatturato annuo, riducendo al contempo le emissioni totali di gas serra.
Ma non è tutto. L’economia circolare produce, tra i vari benefici, una maggiore sicurezza sulla disponibilità delle materie prime, un aumento della competitività, un impulso all’innovazione e alla crescita economica, ma soprattutto un incremento dell’occupazione.
Tutti benefici che, naturalmente, producono effetti positivi anche nei confronti dei consumatori finali, che potrebbero contare su prodotti durevoli e innovativi, in grado di farli risparmiare e migliorare la qualità delle loro vite.
I nuovi criteri e i settori di intervento del piano UE 2020
Il Piano d’azione europeo 11 marzo 2020 per un’economia circolare, si pone l’ambiziosa finalità di realizzare un’Europa più pulita e competitiva, che punta alla neutralità climatica entro il 2050. Un modello di economia in grado di produrre un aumento del Pil comunitario dello 0,5% entro il 2030 e di creare 700.000 posti di lavoro.